​
​
Il museo di Gurro è ospitato in un elegante edificio, prima sede degli uffici comunali e della scuola, che si affaccia su piazza della Repubblica a pochi passi dalla chiesa parrocchiale. Esso costituisce una bella e completa testimonianza di una civiltà contadina di montagna che Gurro ha vissuto nei secoli passati e racconta, attraverso un itinerario di visita, la storia della Valle Cannobina e del gemellaggio della Valle con il clan scozzese dei Gayre.
L’inventario degli oggetti conservati al museo di Gurro si aggira sui 1.300 pezzi e continua ancora oggi a crescere, attraverso i conferimenti di molti appassionati.
Si è così formata la raccolta del museo con oggetti provenienti dalle donazioni di privati e sono stati pubblicati libri che raccolgono le testimonianze della vita quotidiana, della religiosità e della storia della Valle Cannobina.
Nell’atrio, al piano terreno, ci accolgono attrezzi di un tempo ormai lontano: delle slitte utilizzate in inverno per trasportare i sassi adoperati per costruire le case, due ruote di un carro, la ruota di un mulino dove si macinavano i cereali, una bilancia per pesare sacchi di farina, una pentola in rame
Al primo piano si trovano alcuni rapaci catturati ed imbalsamati che testimoniano la presenza di questi volatili in tutta la vallata e la ricostruzione di una tipica cucina e della camera da letto del XIX secolo.Alla finestra si possono ammirare le tende a rete realizzate a mano: sulla rete creata precedentemente si ricama il disegno a punto rammendo.
Al secondo piano si accede alla camera dei costumi della Valle Cannobina. In una teca di vetro si trovano presenti i costumi di Gurro, Cursolo, Orasso, Socraggio, Falmenta e Spoccia.Su questo piano è presente un manichino vestito da scozzese a ricordare le origini scozzesi di Gurro. All’interno della sala si trova anche il bando d’adozione scozzese del clan Gayre del 1973 rivolto al villaggio di Gurro.L’oggetto più importante è il lenzuolo in cui riposò San Carlo durante la visita pastorale del 1574, che è stato nel tempo tagliato in vari pezzi utilizzati come reliquia per guarire gli ammalati.Sulle pareti sono esposti anche gli stemmi araldici delle famiglie di Gurro (Porta, Mazza, Dresti, Bergamaschi, Patritti) insieme allo stemma del Comune, disegnati su tronchi di pietra.
Il terzo piano offre una completa e raffinata collezione degli attrezzi di lavoro e degli utensili domestici di alcuni decenni fa utilizzati dalle popolazioni valligiane, in particolar modo per la lavorazione della lana e della canapa.
Il 1 maggio 2012 il museo è stato nuovamente inaugurato.Dopo 35 anni dal lontano 1977 quando fu aperto al pubblico, il Comune e i preziosi volontari “si sono prodigati al meglio delle loro possibilità per giungere a dare al Museo un aspetto che va molto al di là della “decorosa povertà” che lo aveva sino ad ora caratterizzato, per renderlo accogliente, luminoso e persino, in alcuni tratti, ricercato – affermava il direttore Adolfo Nicolussi Rossi».